22 November 2009

Quel tanto che basta a complicarsi la vita

Per la serie "fibre strane"...Visto che l'anno scorso ho prodotto una sciarpa di opossum...
Queste sono le fibre del sottopelo, sono molto sottili, molto calde e molto corte. Non possono essere filate come lana normale. Io le ho cardate grossolanamente con i pettini e poi arrotolate nella direzione della lunghezza in quello che gli anglosassoni chiamano "rolag".Con tutti i miei
rotolini pronti ho cominciato a filare lasciando che la torsione entri nella massa delle fibre intrappolandole.
Per filare questa fibra lascio che la torsione entri in un ciuffo di fibre e poi piano piano allungo quel ciuffo facendo attenzione che ci sia abbastanza torsione (altrimenti le fibre si separano) ma non troppa (altrimenti non posso allungare il filo e ottengo uno gnocco di lana).
Questo tipo di filato richide piu' concentrazione ma ha un che' di ritmico e persino... elegante: con i movimenti larghi delle mani che li allontanano tendendo il filo.








Quando ho filato l'opossum ho cercato di miscelarlo (con scarso successo) con lana merino. Anche questa volta mi affido al merino per dare stabilita' e resistenza al filato ma in una maniera diversa.Il filato di opossum aveva tutta una serie di difetti la maggior parte dei quali data dal fatto che le fibre di merino sono lunghe circa 10 cm e quelle di opossum sono lunghe meno di 2 cm.Per evitare lo stesso errore ho filato lo yak e il merino (nero) separatamente usando la tecnica che si adatta meglio alle loro diverse caratteristiche. Li ho poi intrecciati insieme. Il risultato finale e' quasi bilanciato (=il filo non si attorciglia su se stesso).
Usero' questo filo per fare una sciarpa a intrecci doubleface, una serie di trecce a due capi dove ogni capo non e' lavorato a maglia rastata ma con un dritto e un rovescio: 6 punti che si incrociano sopra altri 6 punti (sono treccie grosse) e questi 6 punti sono (un diritto, un rovescio) 3 volte. Il rovescio della sciarpa ha lo stesso aspetto del davanti e dato che si lavora con i ferri grossi, il tessuto e' morbido e i rovesci si notano a malapena.


15 November 2009

Avrei dovuto fare una prova prima di cominciare...

Avrei dovuto fare una prova prima di cominciare ma avevo solo una sciarpa di gauze di seta e quindi cominciato a lavorare direttamente sulla sciarpa.Avevo visto una sciarpa fatta cosi' in un libro. Non mi ricordo quale.
Ho tinto la sciarpa qualche tempo fa. La lana e' un misto mohair e questo (1o errore) penso sia la causa maggiore del mio fallimento: la percentuale di mahair era troppo bassa.
Ho bagnato la sciarpa. Se mai mi cimentero' di nuovo la inzuppero perche il mohair si bagna a sua volta e resta fermo in posizione.Ho disposto il filo sia sul davanti che sul dietro. Ho coperto il tutto con del tulle e massaggiato facendo attenzione a non spostare il fili.








Ho poi insalsicciato la sciarpa e, a diverse riprese, ho rotolato la sciarpa. Poi l'ho maltrattata e a questo punto era sera e non ho lampade che illuminano il pavimento dove stavo lavorando sicche' ho deciso di fermarmi e non mi sono accorta del 2o grosso problema.







Risciacquando la sciarpa mi sono resa conto che il filo non si era aggrappato alla seta fermamante e che sui bordi non era attaccato per niente. Mi ero gia' resa conto del 1o problema cosi' ho pensato di aspettare un giorno di pioggia e poi ribagnare la sciarpa e coprirla di uno strato sottile di merino in modo da intrappolare i fili volanti.La mattina dopo ho guardato la sciarpa e mi e' sembrato che i fili risaltassero sullo sfondo piu' di quanto mi ricordassi.

Poi ho preso in mano la spugna che stavo usando e mi sono resa conto del perche' La spugna sgocciolava un brodo grigio azzurro. Ho guardato meglio la sciarpa ed ora i fili sono bianchi... 3o problema.Credo che daro' la sciarpa al mio amato e gli chiedero' di disfarla. Perche' dopo tutto non credo di avere il coraggio di disfarla tutta da sola.





26 October 2009

Nunarazzo

E' un arazzo fatto con la tecnica del fetro nuno. Sicche' e' un Nunarazzo.

In origine doveva essere la tenda della portafinestra che da sul terrazzo. Doveva essere il mare a partire dalla riva che cambia colore gradualmente. In basso si vedono i colori piu' scuri che sono le roccie e le alghe che emergono dal mare.

Non ho usato molto questa tecnica e non mi sono resa conto di quanto leggero fosse il pezzo finito. Risultato: non funziona. In compenso mi piace e quindi e' diventato un arazzo da parete (se riesco a trovare dei ganci...)

Prima di tutto ho tinto la lana merino con la tintura acida. Ho creato diverse tonalita' in varie ciotole di recupero. Ho tinto la lana con una siringa da cucina: pescando il colore dalle ciotole .
Con la stessa tintura ho "dipinto" la stoffa di seta sottilissima usando dei pennelli grossi.

Ho steso un alunga striscia doppia di pellicola e ho trasferito la stoffa sulla pellicola. L'ho ripiegata su se stessa in modo da sigillarla e poi l'ho imacchettata e messa a cucinare a vapore assieme alla lana.
Ho distribuito la lana a strisce sulla seta umida, l'ho coperta con un velo di tulle, ho aggiunto acqua saponata e poi l'ho massaggiata, e massaggiata e maltrattata e rotolata. Sto pensando di ricamarci sopra con del filo di seta e magari attaccare delle conchiglie che ho trovato sulla spiaggia il giorno che ho deciso di fare questo pezzo.

19 October 2009

Arazzo al naturale

Ho fatto un bel po' di esperimenti di tintura vegetale. Ho usato lana che ho filato con il fuso e poi binato con l'arcolaio (perche' binare col fuso e' un odissea...). Sono matasse di circa 40 g l'una e quindi ottime per sperimentare.
Ho provato:
  • madder sotto e sopra gli 80"C e con bagno alcalino (ho aggiunto bicarbonato di soda finche' ho raggiunto il pH 8 (non piu' di 9 o la lana diventa fragile)


  • sanderswood -nella foto mentre e' in ammollo (almeno 24 ore)
  • henne'
  • curcuma
  • zafferano
  • paprica (un disastro da arancione la lana e' ridiventata quasi completamente bianca dopo qualche ora al sole)
  • buccia di melograno
  • buccia di avocado
  • ginepro



  • Ho deciso di usare tutti questi gomitoli per fare un arazzo, il mio primo arazzo.
    Ho dovuto tendere l'ordito una mezza dozzina di volte perche' prima era troppo fitto e poi troppo lasco e poi troppo teso e poi...


    Ma alla fine l'ho finito. Naturalmente ci sono una marea di errori e di cose che avrei dovuto fare in modo diverso ma ho imparato un sacco e ho gia' un sacco di idee nuove.

    3 August 2009

    Bamboo


    Diversi mesi fa ho comperato 300 g di bamboo presso www.winghamwoolwork.co.uk/ , ma non ho mai avuto il coraggio di filarlo.

    Ha un odore strano ed e' lucidissimo. Un lucido diverso da quello della seta: piu' innaturale. Tanto per aggiunger la beffa al danno, ho realizzato che il bamboo e' una fibra vegetale e di conseguenza non puo' essere tinta con le tinture jaquard che uso di solito.
    Sto pensando di cominciare a tingere tessuto e il tessuto e' quasi sempre una fibra vegetale: cotone o lino. Sicche' ho acquistato il necessario per tingerlo e recentemente ho cominciato a filarlo.
    Il filato che risulta e di un bianco abbagliante e lucidissimo ma il processo per ottenerlo e' lungo e (mi duole dirlo) abbastanza noioso. Le fibre non sono particolarmente lunghe e scivolano. Non posso fare i lunghi e fluidi movimenti che faccio con la lana altrimenti il filo si rompe.
    In teoria bisognerebbe cambiare la marcia dell'arcolaio. Riducendo la misura della rotella del filaroio, per ogni giro della ruota grande si ottengono piu' giri e quindi il filo si attorciglia pu' velocemente e dovrebbe intrappolare le scivolose fibre del bamboo.
    Non sono sicura del perche' ma non mi trovo bene con le marce alte.
    Ho filato circa 200 g finora e adesso mi sono presa una pausa.
    Non sono sicura di che cosa faro' con il filato, ho provato un motivo che mi piace ma ci pensero'...

    21 April 2009

    Sciarpa nuno

    Nuno e' una tecnica giapponese. In poche parole si tratta di infeltrire lana su stoffa.La stoffa puo essere lana (tessuta sottile), cotone, seta, viscosa e con certi limiti, anche materiale sintetico.
    Ho ordinato una sciarpa pongee e 100 g di lana merino bianca grezza via ordine postale.


    Ho messo la lana in ammollo. Ho preparato 6 tonalita' diverse tintura: rosa/fuxia, viola e 4 blu. Ho stizzato la lana, disposta a zig zag su di uno strato di pellicola trasparente. e poi, usando la siringa per l'arrosto ho distribuito il colore sulla lana. Rimosso il colore in eccesso ho infagottato la lana e l'ho messa nel mio "bollitore" Ho seguito lo stesso procedimento per la sciarpa di seta. Ho notato che il colore prende molto piu' velocemente sulla seta.


    In questo caso volevo un effetto marmorizzato ma se in futuro vorro' un colore uniforme dovro' usare un bagno di tintura o un telaio.Una volta messo anche il pacchettino con la seta nel bollitore ho acceso il gas e ho cotto a vapore per 30 min. Ho spento il tutto e ho abbandonato la pentola a raffreddare. Una volta a temperatura ambiente ho risciacquato lana e seta con syntrapol (un detersivo aionico miracoloso) e messo il tutto ad asciugare.
    Il giorno successivo ho ri-bagnato la sciarpa e l'ho distribuita sul mio piano di lavoro: il pavimento. Per proteggere il pavimento ho unito 2 enormi sacchetti della spazzatura. Ho cominciato a separare sottili strati di fibre e le ho distribuite sulla sciarpa. una volta soddisfatta col disegno ho coperto il tutto con del tulle verde e ho cominciato a massaggiare il tutto con acqua e sapone. Ho alternato il massaggio al mattarello e i maltrattamenti. Alla fine ho ottenuto una sciarpa molto molto corta. Pro
    memoria per me: quando comperi qualcosa calcola il tasso di infeltrimento.

    Ho anche avanzato un po di lana e l'ho filata sulla mia Ashford. Filare lana colorata e' un divertimento e trovo molto rilassante vedere i colori che cambiano e scorrono fra le mie mani.

    12 April 2009

    Bottoni di ceramica





    Lo scorso semestre mi sono iscritta al corso di ceramica organizzato dal "belfastmet" e mi sono dedicata alla costruzione di bottoni. Ne ho costruiti di varie forme e dimensioni usando per lo piu' 2 tecniche. 1- stendere una sfoglia di argilla e tagliare i bottoni usando stampini per dolci e tappi di deodorante 2- usare uno stampo di gesso Il metodo numero uno e' molto semplice e intuitivo ma produce bottoni con margini taglienti che devono essere lisciati a mano, prenede un sacco di tempo ma d'altra parte offre la possibilita' di usare stampini per decorare la superficie del bottone. Il metodo numero due produce bottoni anche molto complessi con margini piuttosto lisci. L'unico problema e' che bisogna fabbricare gli stampi prima di poter fabbricare i bottoni. Ho diversi bottoni fatti con il primo metodo. Alcuni sono decorati usando stampini per carta. Questi stampi sono fatti di gomma dura e lasciano una buona impressione sulla creta. Bisogna aspettare che la crta sia un po' asciutta ma non troppo prima di "stamparla" altrimente si incolla allo stampo e l'impressione non e' nitida (e bisogna pulire lo stampo...) ho anche creato degli stampi di ceramica. sono ottimi perche' sono porosi e qindi anche se la creta e' umida non si incolla allo stampo. La maggior parte dei bottoni e' fatta con gli stampi. Prima di tutto ho passato diverse ore (a lavoro) fabbricando bottoni di pongo... Beh non proprio pongo, la versione irlandese del pongo che ha un odore orrendo. A casa ho preparato una gettata di gesso, l'ho messa in una scatoletta e ci ho schiacciato i bottoni sopra. Il risultato e' e' soddisfacente ma ha diversi difetti: le bolle d'aria sono rimaste intrappolate sotto il pongo e la superficie non e' piana. Per i seguenti stampi ho incollato (col vinavil) i bottoni di plastilina sul fondo di una vaschetta di burro e ci ho colato il gesso sopra. Ho sempre il problema bolle, anche se sto attentissima ci sono sempre delle bolle a rovinare il disegno originale. Ma la maggior parte funziona bene. Con entrambi i metodi bisogna fare i buchi e lisciare il retro del bottone. La parte superiore del bottone verra' smaltata ma la parte inferiore (che poggia sul ripiano) rimane "au natural". Alcuni dei miei bottoni non hanno buchi e progetto di incollare un pezzo di fil di ferro a mo' di occhiello. Altri bottoni hanno un' occhiello di ceramica. Solo due serie hanno questo occhiello perche' prende una quantita' ignobile di tempo e non viene tanto liscio. Avevo tre opzioni per smaltare i bottoni: a) mettere lo smalto fino a 1-2 mm dal bordo e appoggiarli sul ripiano del forno, col rischio di trovarli incollati al ripiano e nel migliore dei case con lo smalto solo sulla parte superiore del bottone. Questa e' latecnica usata per tazze o vasi dove un paio di millimetri non smaltati si perdono nel volume dell'opera finita. Nel mio caso un paio di millimetri sono a volte la meta' del bordo del bottone. b) mettere lo smalto su tutto il bottone e poi infornarlo come una perla (con il fil di ferro su una struttura apposita) con lo svantaggio che nel forno lo smalto fuso tende verso il basso e quindi non riempie omogeneamente il disegno del bottone. Oltretutto si puo' cucinare solo un bottone per filo quindi per smaltare 20 bottoni ci vogliono 2 infornate... c) mettere lo smalto fino al bordo e poi appoggiare il bottone su una pallina o struttura di ceramica in modo tale che la smalto non puo' incollarsi. Ho scelto l'opzione "c" e quindi ho dovuto anche costruire la struttura per smaltare.

    6 March 2009

    Tappeto di pecorazza











    Questo e' stato un parto lungo e di
    fficile. Alla fine di ottobre, due anni fa, ho seguito un corso di due giorni per imparare a filare. In origine ho seguito il corso solo per sapere com'e', non perche' volessi diventare una filtrice ma dopo poche ore ero gia' in uno stato di dipendenza. Una delle prime cose che ho pensato e' stata quanto conveniente fosse filare invece di comperare lana. Avevo desiderato fare un tappeto ma mi ero resa conto della quantita' mostruosa che un tappeto richiede e non avevo mai potuto farne uno. Sicche' il mio primo progetto e' stato il tappeto. Sono andata a muchamore al Ulster wool board e ho acquistato il mio primo vello. L'ho comperato in novembre e tutti i buoni velli erano gia' stati venduti, io ne volevo uno colorato (non bianco) e questo ha reso la scelta ancor piu' limitata. Alla fine mi sono portata a casa 2,5 Kg di incrocio fra il grigio e il marrone con un sacco di peli di guardia alla modica cifra di 1,27£. Vist che si tratta di pecora di scarsa qualita' la bestia fu battezzata "pecorazza". Ho lavato e cardato a mano anche il piu' piccolo e sporco ciuffo di pelo, ho filato e filato per settimane e cosi' e' cominciata l'epopea del tappeto. Ho cambiato idea sulla tecnica un po' di volte, all inizio avevo pensato di lavorare su una base di tela da sacco (juta) andando dentro e fuori creando anelli attorno ad una guida il risultato era troppo rado e non morbidoso. Ho poi pensato di usare la lane per lavorare tipo "ricamo" usando uno dei punti tapezzeria, ho valutato e tentennato fra 5 punti scegliendo alla fine il punto catenella ma questo arriccia la juta e non e' morbido a sufficienza. A questo punto ho cambiat o idea completamente e deciso di tessere il tappeto sul telaio con la stessa tecnica usata per i tappeti persiani. mentre ricercavo materiale che mi aiutasse a tessere ho trovato un libro fantastico: "Rug techniques" di P. Collingwood mentre lo leggevo ho cambiato idea sulla tecnica diverse volte ma adesso sono abbastanza sicura che non lo disfero' di nuovo. Sto facendo una riga di nodi e 4 righe di trama normale. Tengo il filo doppio e sta venendo denso e morbidissimo. Non sono sicura di quanto grande verra' ma posso sempre comperare un'altra pecorazza e continuare con un colore diverso.

    3 March 2009

    Tintura di riso nero

    Ho comperato "riso nero" in uno di quei supermercati cinesi. Ha un sapore diverso dal solito, sa un po' di noci e va molto d'accordo con le verdure. Quando lo cucini ottieni un brodo nero-violaceo... potevo resistere al richiamo del colore?ho mordenzato con alum e cremor di tartaro due matassine di lana bianca avanzata da una sciarpa. Avevo anche un metro circa di lana per testare il risultato della tintura senza mordenzatura. Ho cucinato 5 porzioni di riso (che poi ho mangiato a lavoro durante la settimana) e travassato l'acqua di cottura nella pentola che ho destianto alle tinture... onde evitare di avvelenare me e il mio uomo.ho aggiunto la lana e portato a ebollizione per un'ora, ho tirato fuori le due matassine. ho aggiunto bicarbonato di soda fino ad ottenere un pH di circa 8 e ho re-immerso una delle matassine.Il filo non mordenzato e' grigio-rosa pallido pallido ma le due matassine hanno dei bei colori, quella in bagno basico ha virato sul verde ma quella al naturale ha una bella tonalita' di grigio. Ora dovrei tagliarne un pezzetto e metterlo sulla finetra per vedere se resiste al sole. Al momento c'e' una carenza di sole cosi' penso che aspettero' primavera per testare le qualita' del mio esperimento.

    17 February 2009

    Maglione dell'uomo

    Nel regno unito e negli stati uniti c'e' un mito: se una ragazza prepara un maglione per il suo ragazzo si lasceranno. In un libro la maledizione del maglione si estendeva a qualsiasi oggetto lavorato a maglia. Se questo e' vero ho gia' rotto la maledizione dato che la prima sciarpa che gli ho fatto ha 2 anni. Ho finito il maglione un mese fa e siamo ancora insieme. Mia mamma ha fatto un maglione per il mio papa' quando erano morosi e sono ancora insieme e non ho mai sentito la storia della maledizione del maglione prima di trasferirmi qui... Chi vivra' verda'. In ogni caso ho comperato un vello morbidissimo e ho cominciato a cardarlo. Prima a mano e poi con il cardatoio a tamburo.
    Ho filato cercando di mantenere lo spessore del filo uniforme. E ho cominciato a lavorarlo a maglia. Ho finito abbastanza rapidamente e nonostante il risultato non sia completamente soddisfacente (e' un tantino piccolo) sono orgogliosa del mio lavoro e anche se il M. non lo adopera il mio Lui e' un tesoro e apprezza lo sforzo.
    Con questa mia lana filata a mano la difficolta' sta nel giudicare la misura del maglione: l'ho filata con le fibre quasi parallele all'asse del filo, questo risulta in una lana densa e non molto elastica. Invece di cedere come le lane che si comprano questa resta "in forma". Beh sono solo una principiante e questo e' il mio primo progetto "grande". La prossima volta che faccio qualcosa del genere lo lavorero' coi ferri piu' grossi per dargli un po' piu' elasticita'. In ogni caso ho promesso a M. che il prossimo sara' di lana comperata e di conseguenza sara' piu'facile da misurare.

    4 February 2009

    Tintura di frutti surgelati

    In questo paese i frutti di bosco freschi sono estremamente costosi. I frutti di bosco surgelati sono piu' accessibili sicche' di solito io li compro per mangiarli a colazione. Li compero da Tesco e seppure non dolcissimi sono perlomeno passabili. Il mio ragazzo ha preso una scatola enorme di "forest fruit" da Iceland. Iceland vende quasi solo surgealti di scarsa qualita'. Lui ha provato a mangiare questi frutti ma erano talmente acidi a orribili che ci sarebbe voluto 1 Kg di zucchero per mandar giu' 400 g di frutta... Dopo qualche settimana mi ha chiesto se li volevo mangiare io o altrimenti lui li avrebbe buttati via. Non mi piace buttare il cibo ma d'altra parte quelli non erono cibo erano un rifiuto tossico. Ho deciso di fare un esperimento e tingere un po' di lana. Avevo 100 g di lana e 350 g di frutti. Ho fatto la mordenzatura con alum e allo stesso tempo ho estratto il colore dalle bacche. Ho filtrato le bacche e poi unito il succo e la lana. Nonostante il succo fosse molto scuro la lana era appena appena rosa.
    Ho lasciato la lana in ammollo nella pentola per tutto un pomeriggio. Nonostante questo, dopo averla risciacquata la lana era appena appena sporca...

    Tappeto di stracci

    Qualche mese fa abbiamo strappato uno dei lenzuoli di fanella, non ho avuto il cuore di buttarlo via. L'ho lavato e messo via. Qualche temopo dopo l'ho strappato in strisce larghe circa 3 cm, ho unito le strisce finche' non ho ottenuto 12 lunghe strisce. (dalla finestra del soggiorno alla porta d'ingresso). Ho comperato 2 confezioni di tintura dylon arabian night. ho cominciato con una piccolissima quantita' di polvere e 3 strisce. Le ho tirate fuori dal bagno, ho aggiunto ancora polvere e ho immerso altre 3 strisce. Ho ripeuto l'operazione altre 2 volte finche'. Dopo ciascuna immersione ho risciacquato le strisce. Nella foto si vedono le strisce che si asciugano sullo stendipanni. Visto che il bagno era ancora piuttosto scuro ho immerso anche qualche etto di bioccoli di lana non cardata.

    Non li ho tirati fuori e risciacquati. Questo tipo di tintura ha bisogno di piu' tempo per tingere lana. Oltre a questo la lana non ama sbalzi di temoeratura e quindi lasciarla raffreddare nel bagno e' piu' "delicato" sulle fibre.
    Per tessere il tappeto ho comperato un cono di cotone da ordito, l'ho lasciato bianco naturale ed ho usato il leccio a trama larga (7,5 fili per pollice). Sono partita dal colore piu' scuro per arrivare al piu' chiaro e poi dal chiaro allo scuro. Ho tinto le strisce dentro una vecchia pentola a pressione, visto che non avevano molto spazio per muoversi la tintura non e' omogenea ma vedo questo come un aspetto positivo:
    Con le 4 strisce avanzate ho tessuto il tappeto per il Wc. Tessere le due strisce che abbaracciano la ceramica e' stato abbastanza difficile. Non mi ero resa conto di quanto ordito questo tipo di lavorazione portasse via. Il risultato e' che sono arrivata a malapena a finire il tappetino. Ho dovuto tessere gli ultimi 10 cm spalmata sul telaio con i fili a ridosso del leccio.
    Naturalmente mi sono resa conto di diversi errori, il maggiore e' che non avevo nessuna protezione alla fine e inizio dei tappeti. vale a dire che quando ho cominciato ad annodare le frange la trama ha fatto dei tentativi di uscire dai fili dell' ordito e nel caso del tappetino ci e' completamente riuscita.

    20 January 2009

    Cardatoio

    Ho preso a prestito il "cardatoio a tamburo" dall'associazione arti e mestieri "Ulster guild of spinners, weavers and dyers" si tratta del mostro in fotografia qui accanto. Ho deciso che era il caso di prendere il mostro dato che mi trovo ad avere 3 velli interi e due velli quasi completi. Cardare a mano e' un lavoro lungo e faticoso e quando vuoi mantenere lo stesso colore devi cardare e ri-cardare la stessa lana per mescolare il colore.Sono arrivata a case sfinita (pesa un quintale e io non ho la macchina). In teoria si gira la manovella mentre si inseriscono ciuffi di lana dal vassoio. Purtroppo questo cardatoio ha i denti piuttosto laschi e i bioccoli di blueface leicester destinati al maglione sono cosi' densi che anche dopo diversi passaggi nei tamburi la qualita' non e abbastanza buona. Cosi' mi sono rassegnata a cardare grossolanamente a mano per poi passare la lana un paio di volte nel cardatoio. Il risultato sono un muro di coperte, a leggere le istruzion in in vari siti bisognerebbe lasciare la BATT in pace o al massimo arrotolarla attorno a della veline, ma, vista la totale assenza di spazio a casa mia io le ho arrotolate su se stesse fino ad ottenere una specie di palla che tiene le fibre in ordine e non occupa una marea di spazio. Ho lavorato sul cardatoio ogni sera e tutti i week-end e 2 goirni prima di restituire il tutto alla gilda ho finito l'ultima palla di pelo.In totale ho uan borsa di blueface marrone, una di blueface grigia, un borsone enorme di lana marrone (incrocio jacob) e poi diverse borse di lana bianca, ho tinto parte del vello del papa' del mio uomo e parte del vello che il mio collega mi ha spedito da Shepton. Sicche' ho anche diverse alle di pelo colorato.